Sophia, la cantastorie, è una mia carissima amica.
Condivide con me moltissimi di racconti, che io, a mia volta, voglio condividere.
Sarà un epico viaggio alla scoperta del nostro favoloso mondo.

Kaleval, lo storico.

mercoledì 27 luglio 2011

La palude di Drylak

Il nostro impero è molto molto vasto. Alcune zone sono ancora molto poco abitate, soprattutto nel sud, dove le temperature diventano più rigide e il tempo più inclemente.
Al confine sud-est dell'impero, oltre la città di twil'har c'è un'enorme palude che segna il confine naturale con l'impero.
Si chiama Palude di Drylak, e si racconta che sia nata dal prosciugarsi di un enorme lago presente nell'antichità. Io non ci sono mai stato, invece Sophia nei suoi viaggi ci è entrata, e ha composto molti racconti e canti che narrano di questa palude così lontana, tanto che anche i cittadini che vivono qui, tranquilli, al centro dell'impero, iniziano a conoscerla.
Non si sa se sia vera la leggenda del lago prosciugato, e cosa lo abbia portato a ritirarsi. Certo è che la palude è presente e condiziona tutta quell'area. Persino i fieri guerrieri di Twili'har, che tanti problemi hanno causato all'impero con le loro richieste di indipendenza, non viaggiano in quella direzione e hanno timore di entrarci.
Si dice che esseri strani stirsicino là dentro tra rare rovine di civiltà dimenticate.
E la nebbia! Il racconto che mi ha fatto Sophia della nebbia è agghiacciante!
La nebbia è sempre presente e porta a perdersi anche la migliore delle guide. Si dice che sia un'entità a se stante che ammalia la mente dei viandanti. È un paesaggio che entra nella mente con i suoi suoni e le sue luci ovattate, e fatica a uscirne.
Mi ricordo ancora qualche pezzo di una storia che mi ha raccontato Sophia.

... cammina cammina cammina. L'importante è proseguire un passo dopo l'altro. I piedi affondano nel fango, ma non importa. Non mi interessa. Ciò che voglio è solo andare avanti ed andarmene di qui. Un passo, un passo, un'altro ancora. Uno dopo l'altro. Cammina e vai avanti. Tutto è uguale qui. Fango e nulla. Un nulla fatto di meno di dieci metri intorno a me. Questo è il mio orrizzonte. Dieci metri e poi nulla. Oppure dieci metri sempre uguali ripetuti all'infinito. Un passo, un passo, un'altro ancora. Resta concentrata. Sono stanca di stare qui, solo nebbia e fango ovunque. Da quanto va avanti? Giorni? Settimane? Sento che il tempo sta perdendo significato. La nebbia è ovunque, non è mai calata e il mio mondo ormai è solo dieci metri intorno a me. Mi ci sto abituando ormai. Dieci metri. In fondo è quasi rassicurante, è come essere in una culla. Inizio a chiedermi se questa nebbia esiste davvero oppure ormai è entrata nella mia testa. Quasi mi rassicura... concentrati! Un passo, un passo, un altro ancora...

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